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Carlo Crivelli, sec. XV. San Tommaso d’Aquino. National Gallery, Londra

Il grande teologo domenicano del XIII secolo, santo, dottore della Chiesa e creatore, insieme ad altri teologi suoi contemporanei, della ‘Scolastica’, nuovo metodo di insegnamento della dottrina che riconcilia fede e ragione basata sulla filosofia di Aristotele, Tommaso d’Aquino ci ha lasciato un centinaio opere fra cui la più famosa è la ‘Somma teologica’. E’ considerato uno dei maggiori esponenti ed innovatori della Chiesa e del pensiero religioso cattolico.

Nacque a Roccasecca, nell’attuale Ciociaria, (allora appartenente ai feudi dei conti d’Aquino) nel 1225 e si formò con i benedettini della vicina Montecassino. Poi frequentò l’università di Napoli dove venne a contatto con alcuni scritti di Aristotele, allora proibiti nelle facoltà ecclesiastiche. Conobbe i frati predicatori di San Domenico e decise, a 20 anni, di entrare nell’Ordine Domenicano. Fu mandato a Parigi a completare gli studi, poi a Colonia dove insegnava Alberto Magno, divenuto poi santo, il vero iniziatore dell’aristotelismo medievale, del quale divenne discepolo. Nel 1252, con soli 27 anni, Tommaso fu chiamato dall’Università di Parigi ad insegnare come baccelliere sotto la responsabilità del maestro Elia Brunet al tempo che preparava la cattedra di teologia, che ottenne dopo tre anni.

Nel 1259 fu richiamato in Italia per insegnare prima a Napoli, poi ad Anagni e poi ad Orvieto, fino al 1265, quando fu trasferito a Roma a dirigere lo ‘Studioum generale’ dell’ordine domenicano, con sede nella chiesa di Santa Sabina. A Roma cominciò a scrivere la ‘Summa theologiae’ opera scritta fondamentalmente per insegnare la religione cristiana, con metodo, agli studenti di teologia. L’opera, iniziata a Roma nel 1267 fu continuata per 7 anni ed interrotta improvvisamente a Napoli nel 1273, tre mesi prima della sua morte, per essere poi terminata dal suo collaboratore Reginaldo da Piperno.

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Morte di San Tommaso d’Aquino. Bassorilievo. Abbazia di Fossanova

Nel 1274, nonostante le sue cattive condizioni di salute, intraprese viaggio per la Francia, per assistere al Concilio di Lione, invitato da papa Gregorio X, però lungo il cammino si ammalò gravemente e si fermò nel Castello di Maenza dove viveva la nipote Francesca. Tutte le cure furono inutili e Tommaso, vedendo avvicinarsi la sua fine, si fece portare nella vicina abbazia di Fossanova, dove i monaci cistercensi lo ospitarono. Vi rimase circa un mese ed il 7 marzo 1274 morì a soli 49 anni.

Le tesi di Tommaso di Aquino suscitarono molto scalpore e reazioni avverse nell’ambito della chiesa cattolica, ed arrivarono ad essere condannate nel 1277, 1284 e 1286. L’ordine dominicano nella difesa del loro maestro dichiarò nel 1278 il ‘Tomismo’ come dottrina ufficiale dell’Ordine, ma la condanna venne abrogata solo nel 1325, dopo essere stato proclamato santo nel 1323.

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Abbazia di Fossanova (Priverno, Latina)

La salma di San Tommaso d’Aquino immediatamente dopo la sua morte fu tumulata davanti all’altare maggiore della chiesa dell’abbazia di Fossanova, luogo della sua morte. Alcuni mesi più tardi venne portata all’interno della clausura per timore di possibili furti, e vi rimase per sette anni. Dopo di che l’abate Pietro di Monte San Giovanni la fece riesumare e sistemare in un sepolcro marmoreo a sinistra dell’altare maggiore, per facilitare la venerazione dei fedeli.

Dopo 14 anni dalla morte, al santo venne amputata la mano destra che fu consegnata alla sorella del santo, Teodora, che da tempo l’aveva richiesta. Questa la fece riporre nella cappella del suo castello di San Severino e da lì poi fu trasferita a Salerno nella chiesa di San Domenico.

E’ possibile che in questo stesso periodo il pio abate facesse rimuovere anche la testa che fece conservare nella sacrestia, pensando che se il corpo fosse oggetto di qualche furto per lo meno sarebbe rimasta la testa. Ma la paura di perderla era ancora grande e così, nel 1303 fu portata a Priverno, nella chiesa di San Benedetto, dove in quel momento risiedeva l’abate e dove rimase fino al momento della sua (ipotetica?) traslazione a Tolosa insieme al corpo, avvenuta nel 1368, quando il capo venne riportato da Priverno per raggiungere il resto del corpo.

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Arrivo dei resti di San Tommaso d’Aquino a Tolosa. Stampa di Otho Van Veen

Infatti, dopo la canonizzazione di Tommaso (1363) l’ordine domenicano richiese al papa i suoi resti. Nel 1368 Urbano V diede la sua autorizzazione e nel 1369 arrivarono a Tolosa da Fossanova, nella chiesa dei Giacobini (Les Jacobins) dove San Domenico aveva fondato l’ordine nel 1217.

Nel 1791 quando i domenicani vennero espulsi dal governo della Rivoluzione Francese le reliquie furono traslate nella chiesa di San Sernin dove rimasero fino al 1974 quando, in occasione del VII centenario della morte del santo, furono restituite alla sua prima dimora, la chiesa dei Jacobins, dove sono tutt’ora.

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Urna contenente le spoglie di San Tommaso d’Aquino. Tolosa, Chiesa dei Giacobini

Altre reliquie di San Tommaso d’Aquino si trovano nell’antico convento dei Domenicani di Napoli e nel duomo della città.

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Statua in legno di San Tommaso d’Aquino. Cattedrale di Aquino

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Reliquiario contenente una costola di San Tommaso D’Aquino

Così vediamo che i resti del santo sono in molti posti meno che nella sua città natale. Per questo motivo nel 1963, in occasione della consacrazione della nuova cattedrale di Aquino, il vescovo della diocesi chiese all’arcivescovo di Tolosa una reliquia, e fu così che da Tolosa arrivò una costola che fu accolta con grande giubilo e sistemata in un prezioso reliquiario. Oggi si trova sotto la grande statua di legno dell’Aquinate e viene portata in processione ogni 7 marzo, anniversario della morte del santo.

Per adesso, tutto bene. Ma allora perché ci chiediamo dov’è il vero cranio di San Tommaso d’Aquino? Non è forse a Tolosa? Beh, pare che non sia proprio chiaro. Nel  1585 il priore dell’abbazia di Fossanova, fra Giovanni Viele, divulgò la notizia che il 28 dicembre di quello stesso anno la testa di Santo Tommaso era stata ritrovata a Fossanova. A quanto pare, sapendo che le reliquie del santo dovevano essere traslate a Tolosa un monaco, Fra Giovanni da Presenzano, poco prima l’aveva segretamente nascosta in una parete della corale della chiesa, ponendone una falsa al suo posto. Quando fra Giovanni Viele trovò questa testa la ripose in una cassetta e la conservò nella sacrestia, dove venne persino venerata da papa Benedetto XIII fra il 1725 ed il 1729. Nel 1772 fu trasferita nella cattedrale di Santa Maria di Priverno dall’abate Pier Martini, per motivi di sicurezza, dov’è tutt’ora. L’autenticità di queste ultime vicende non si è potuta dimostrare storicamente e va chiaramente in contraddizione con la prima versione secondo la quale la testa fu staccata nel 1303 e non nel 1368. Però, allora, cosa portò a Priverno l’abate Martini? Sta di fatto che ogni anno a Priverno, il 7 marzo, l’urna con la testa di San Tommaso d’Aquino viene portata in processione. Solo l’analisi del DNA delle due teste (quella di Priverno e quella di Tolosa) potrebbe determinare qual è quella autentica ma pare che nessuna delle due parti sia molto interessata a farla fare, forse per timore del risultato.

Curiosamente nel sito ufficiale della Diocesi di Latina, Terracina, Sezze e Priverno, riferendosi a San Tommaso d’Aquino e alla cattedrale di Priverno si dice testualmente e molto diplomaticamente “si presta culto ad una insigne reliquia ritenuta appartenente al suo corpo”, senza ulteriori precisazioni.

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Vedi anche: http://www.aquinosindacoemerito-grincia.it/index.html