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Si trova nell’angolo orientale della Ka’ba, un edificio cubico, al centro del cortile della grande moschea della Mecca, la Masjod al-Haram. Si tratta di una pietra di color nero, di circa 30 cm di diametro, incastonata in una cornice d’argento, che serve per tenerne insieme i pezzi, e che ha l’aspetto di una grande pupilla. Però un tempo era un unico blocco, prima che l’impatto di un masso lanciato da una catapulta durante l’assedio della città della Mecca da parte delle truppe Omayyadi, nel 683, ne provocò la rottura in vari pezzi.

Però questa non è stato l’unico danno che ha subito la Pietra Nera nei secoli. Nel 930 fu trafugata dalla setta dei Carmati e fu restituita nel 952 previo pagamento di un riscatto. Venne profanata diverse volte e persino cosparsa di escrementi.

Tutti gli anni, nella data segnalata, riceve milioni di pellegrini1 i quali, seguendo i riti stabiliti, girano intorno alla Ka’ba in senso antiorario. Questa deambulazione è chiamata tawāf o circumambulazione e nel corso della stessa i fedeli sostano brevemente davanti alla Pietra Nera per baciarla, e se la gran folla non lo permette, la additano nei loro sette transiti con il braccio teso. Ricordiamo che il pellegrinaggio (Hajj) alla Mecca, viene fatto tra l’ottavo ed il tredicesimo giorno del Dhul Hijjah, l’ultimo mese del calendario islamico, e deve essere fatto almeno una volta nella vita del credente, perché è uno dei cinque precetti della religione musulmana. Esiste una tradizione secondo la quale la Pietra Nera sarebbe l’occhio di un angelo che controlla chi sono i pellegrini che adempiono a quest’obbligo. In realtà questo pellegrinaggio vuole evocare quello che fece Maometto nel corso del suo secondo pellegrinaggio dopo l’Egira2.

La pietra nera visibile nell’angolo orientale della Ka’aba

La pietra esiste da tempo immemorabile. La tradizione vuole che era l’unica pietra rimasta della ‘Casa Antica’ fatta da Allah sulla terra, che fu messa in salvo dal Diluvio Universale da Noè e recuperata da Abramo il quale costruì, insieme a suo figlio Ismaele, la Ka’ba, come santuario per conservarla. Sempre secondo questa tradizione, la pietra inizialmente era bianca e diventò nera col passare dei secoli perché i fedeli, nel baciarla, trasferivano ad essa i loro peccati. Quando finirà il mondo la pietra tornerà al suo stato originale e al suo luogo d’origine. La pietra fu posizionata dal profeta Maometto nel 605 nell’angolo est della Ka’ba, a un metro e mezzo d’altezza, dove si trova ancora.

Il Kiswa, telo nero di seta ricamato in oro che copre la Ka’ba, e la porta d’oro, sul lato sud-est della Ka’ba

La  Ka’ba misura 15,2 metri di altezza, 10,7 di larghezza e 12,2 di lunghezza e l’edificio riposa su una base di marmo di circa 30 cm.  E’ coperta con un telo di seta nero (il kiswa) con scritte ricamate in oro che riproducono versetti del corano, che fino al 1927 era confezionato ogni anno in Egitto ed era un dono del re di questo paese. Pero da quella data in poi viene fabbricato in Arabia Saudita in una fabbrica apposita. Il suo peso è di circa 800 kg e costa intorno ai 4 milioni di euro. Il telo è rinnovato ogni anno e quello vecchio è tagliato a pezzi di varie grandezze che sono offerti a persone importanti e organizzazioni del mondo musulmano, o vengono usati per decorare edifici o ambasciate. Si accede all’interno della Ka’ba da una porta d’oro, di circa 300 Kg, situata sul lato sud-est della stessa, a 2,13 metri dal suolo. Il pavimento è di marmo e pietra calcarea e il soffitto viene retto da tre pilastri di legno. All’interno, l’unico arredamento è costituito da lampade votive e tappeti. L’accesso alla Ka’ba è riservata solo ai custodi della stessa e ai membri della famiglia reale dell’Arabia Saudita.  

La venerazione della Pietra Nera non è all’oggetto in sé ma perché è stata toccata da Maometto. Infatti la religione islamica non ammette né santi, né immagini, né oggetti di devozione perché solo Allah è degno di venerazione. Però fa un’eccezione con quello che riguarda Maometto, le sue impronte, alcuni resti corporei, e questa è anche una delle ragioni di dissenso tra le due principali correnti, sunniti e shiiti3.

Molte sono le teorie sull’origine di questa pietra, fra cui che si tratti di un meteorite, basandosi sul fatto che sia di origine extraterrestre, come vuole la tradizione. L’ipotesi che la Pietra Nera sia un meteorite anche se è la più accettata non è l’unica. Un’altra teoria sostiene invece che si tratta di un’agata ed altre ancora che sia di origine magmatica. E continuiamo a parlare di teorie perché non è stato mai possibile analizzare la pietra, perché trattandosi di un oggetto sacro sarebbe considerata una profanazione. Però nel 2021 la pietra è stata sottoposta a una lunga sessione fotografica ad altissima risoluzione che rivela che questa, nonostante il suo nome, non è propriamente nera, ma rosso molto scuro con screziature giallastre.

La Pietra Nera fotografata ad alta risoluzione (49 mila pixel)

Però la cosa chiara è che forma parte di una delle tante pietre che si veneravano nell’antichità, anche se questa è forse la più famosa. Queste pietre sacre, che ricevono il nome generico di betili4, erano particolarmente venerate dalle popolazione semite occidentali e meridionali, oltre che in altri luoghi, perché erano considerate, come il suo nome indica, la dimora della divinità.

Quindi il culto per la Pietra Nera non lo introdusse Maometto: già esisteva da parte dei popoli pre-islamici in un luogo che già doveva essere considerato sacro. E Maometto, come del resto ha fatto la religione cristiana nella conversione dei popoli pagani, ha capitalizzato a suo favore un culto già esistente, attuando un passaggio, anche se non sempre ‘indolore’, dal politeismo dei popoli autoctoni alla nuova religione. In questo caso il tentantivo di mettere in atto un cambiamento nelle credenze religiose provocò uno squilibrio sociale e politico fra le tribu amiche della zona della Mecca che derivò in una aperta ostilità verso colui che dichiarava di aver ricevuto una rivelazione di un dio unico e indivisibile. La situazione arrivò ad un punto limite che obbligò Maometto ad emigrare, e nel 622 raggiunse con i suoi seguaci Medina, dove l’ambiente non gli era ostile.

Al-atim’, il muretto semicircolare che delimita l’ Al-higr Ismail, spazio prossimo alla Ka’ba dove sarebbero sepolti Ismael, un fliglio di Abramo, e sua madre Agar, la schiava e concubina di Abramo. Sulla sinistra è visibile la Maqam Ibrahim
La Maqam Ibrahim, o stazione di Abramo
Impronte di Abramo, all’interno della Maqam Ibrahim

Il pellegrinaggio alla Mecca è il momento più importante nella vita del credente musulmano, perché porta al luogo dove tutto cominciò, dove nacque il Profeta, il Sancta Sanctorum. La visita comprende anche altri due spazi presenti nel cortile della moschea, a pochi passi dalla Ka’ba: il luogo dove sarebbero sepolti Ismaele e sua madre Agar e l’oratorio di Abramo. Il primo è un muretto semicircolare di marmo bianco alto 90 cm e largo 1,50 m chiamato ‘al-atim’ che delimita uno spazio chiamato ‘al-higr Ismail’. Il secondo, chiamato ‘Maqam Ibrahim’ è una specie di edicola dove è custodita la pietra sulla quale ci sarebbero le impronte dei piedi di Abramo.

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1.- Gli uomini vanno vestiti di bianco, avvolti in una sorta di lenzuolo

2.-  (dal vocabolario Treccani) Ègira (meno corretto egìra) s. f. [dall’arabo hiǵra «emigrazione, secessione»]. – L’abbandono della Mecca da parte di Maometto e il suo trasferimento a Medina, nel settembre dell’anno 622 d. C., avvenimento decisivo per le origini dell’Islam, e da cui ha preso inizio l’èra musulmana.

3.- Per approfondire sulle reliquie dell’Islam rimetto alla lettura del mio articolo ‘Athar, l’impronta di Maometto’.

4.- Il termine Betilo,  (in latino “Baetylus”, e greco “Baitylos”) deriva dall’ebraico Beith-El che significa “Casa di Dio”. L’adorazione del betilo viene detta “Litolatria”.