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El prodigio de la ‘Taberna Meritoria’ Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Un fatto straordinario, alcuni direbbero miracoloso, successe a Roma nel 38 a.C. nel luogo occupato oggi dalla meravigliosa basilica di Santa Maria in Trastevere, dove sorgeva una Taberna Meritoria, ossia una specie di casa di riposo, una sorta di foresteria per i milites emeriti, soldati veterani in congedo. Secondo quanto tramandato da Eusebio di Cesarea (275-339), Dione Cassio (II-III secolo) e da San Girolamo dal pavimento della citata taberna scaturì improvvisamente una sorgente di olio nero, tipo petrolio, che defluí per un giorno en una notte senza interruzione ed arrivò fino al Tevere. Il luogo esatto dove accadde questo prodigio fu chiamato ‘Fons olei’, la sorgente dell’olio.
Gli ebrei che abitavano a Roma immediatamente interpretarono il fatto come un segnale dell’imminente arrivo del Messia e che la sua grazia si sarebbe estesa per il mondo come una grande macchia di olio. Bisogna considerare che in ebraico, Messiah significa ‘l’unto del Signore’, e da lì il valore simbolico dell’olio. La comunità cristiana di Roma, nata in parte nel seno di quella ebraica, fece sua quest’interpretazione, e siccome il Messia dei cristiani è Cristo (l’unto, in greco), considerarono il fatto come un annuncio della venuta di Cristo. I cristiani presero la taberna in affitto per usarla come oratorio. I tavernieri (popinarii) protestarono e alla fine fu fatto ricorso all’imperatore, che ai quei tempi era Alessandro Severo (222-235). Questi consegnò l’edificio ai cristiani dicendo che preferiva che appartenesse a quelli che onorano Dio a prescindere dalla loro forma di culto. Quindi il luogo diventò il ‘Titulus Callixti’, una ‘Domus ecclesiae’, ossia un’abitazione con uno o più ambienti dedicati al culto che il papa Callisto I (217-222) dedicò alla Vergine.
Nel 340 il papa Giulio I (337-352) ristrutturò la chiesa, dandogli la forma di basilica, che divenne il ‘Titulus Iulii’, probabilmente la prima chiesa a Roma dove si celebrava la messa apertamente. Nel secolo IX Gregorio IV (828-844) la ritoccò un po’ per poter dar rifugio ai resti dei martiri, perché considerava che nelle catacombe non erano al sicuro dalle incursioni dei saraceni. Le numerose e rudimentarie lapidi sepolcrali scritte in latino e greco che possiamo oggi vedere nel portico della chiesa ne sono la testimonianza. La forma attuale della chiesa risale, però, al secolo XII, con rifacimenti posteriori.
I magnifici mosaici dell’interno sono opera di Pietro Cavallini (XIII secolo). Quelli alla base del catino absidale narrano storie della vita della Vergine. Nella scena che rappresenta la nascita di Cristo possiamo vedere l’immagine della Taberna Meritoria dalla quale sgorga un rivolo nero che arriva fino al fiume. Attualmente, il luogo del prodigio è sotto uno scalino nella parte destra di accesso al presbiterio, contraddistinto dall’iscrizione ‘Fons Olei’, ormai l’unica testimonianza visibile dell’accaduto, oltre al nome di una strada ‘Via Fonte d’Olio’ che sbocca nella piazza di Santa Maria in Trastevere.
Adesso però dobbiamo raccontare anche la versione meno poetica dell’accaduto. Poi ciascuno potrà decidere quale preferisce. A Roma, gli spettacoli di naumachia (battaglie navali) erano molto popolari. Queste si svolgevano in alcuni recinti o piazze (la più famosa è Piazza Navona), opportunamente inondati, e veninvano portate in campo navi vere. Normalmente l’acqua utilizzata non era potabile. Siamo ai tempi di Ottaviano Augusto e la naumachia di quest’imperatore si svolgeva proprio nei pressi del Trastevere. Augusto aveva fatto costruire un acquedotto che portava l’acqua Alsietina (presa dal Lacus Alsietinus, oggi di Martignano, e dal Lacus Sabatinus, oggi di Bracciano) che raccoglieva acqua per l’irrigazione e che arrivava anche nel luogo della ‘fons olei’ per essere utilizzata negli spettacoli. Questa fonte sarebbe stata definita come ‘fons olidus’ ossia fonte di acqua sporca o inquinata. Per corruzione ‘olidus’ diventa ‘olei’, ed il resto già lo sapete.
Mi porti in viaggio partendo da casa!
Grazie, Lotje, sei un tesoro.
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Cara Nicoletta, come sempre un articolo molto interessante. Propendo comunque per la versione meno poetica. Un caro abbraccio
Grazie. Un abbraccio anche a te
Gentile dottoressa De Matthaeis,
mi chiamo Isabella, ho 25 anni e studio Archeologia presso l’Università di Pisa.
Sto lavorando alla mia tesi di laurea magistrale, intitolata “L’utilizzo degli edifici ecclesiastici per la musealizzazione archeologica” e le scrivo per avere la Sua autorizzazione circa l’utilizzo di alcune immagini presenti nel Suo blog.
Nel caso specifico, sarei interessata alle epigrafi reimpiegate per il portico di Santa Maria in Trastevere.
Naturalmente in bibliografia citerò il Suo blog quale fonte per il materiale fotografico.
La ringrazio per l’attenzione.
Cordialmente,
Isabella Palmieri
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