Tag
Alessando III, arcivescovo di canterbury, Assassinio nella cattedrale, beneficio del clero, Canterbury, cervello di Becket, Costituzioni di Clarendon, De Broc, Enrico II, Enrico VIII, Hugh de Morville, Monreale, pellegrinaggi, Reginald FitzUrse, Reliquie, Richard Brito, Roma, Santa Maria Maggiore, scisma anglicano, soppressione monasteri, Storia, T.S. Eliot, Tommaso Becket, vescovo Teobaldo, William de Tracy
Tomás Becket y la Razón de Estado Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Fra il XII ed il XVI secolo Canterbury è stata una delle maggiori mete di pellegrinaggio. I pellegrini arrivavano da tutte le parti dell’Inghilterra, ed anche da molti punti del Nord Europa, per rendere omaggio alle spoglie di Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury dal 1163 al 1170.
Tommaso era un giovane educato nell’ambito della Chiesa, intelligente e colto. Presto divenne amico e uomo di fiducia del re Enrico II (1133-1189) dal quale fu nominato Cancelliere, quindi il suo ministro più importante. Enrico aveva bisogno di una persona che lo aiutasse a combattere contro i privilegi della Chiesa che, a suo avviso, minavano la sua autorità. Tommaso rimase fedele al re in questa sua missione nella quale si distinse. Succesivamente, quando nel 1162 morì il vescovo di Canterbury, Teobaldo, il re pensò che Tommaso avrebbe potuto sostituirlo e così avere un grande alleato che continuasse a mettere gli interessi del re al primo posto come aveva fatto fino a quel momento. Fu ordinato in fretta per essere poi successivamente consacrato vescovo. A questo punto Tommaso, essendo diventato un membro della Chiesa, ritenne che il suo ruolo era adesso quello di servire la Chiesa, con grande disappunto del re.
Il problema più spinoso era quello dei tribunali ecclesiastici. Il re considerava che il clero doveva essere soggetto alle stesse leggi alle quali erano sottomessi i laici e soprattutto evitare il ‘beneficio del clero’. In questo senso promulgò le Costituzioni di Clarendon che Becket non volle applicare. Iniziò così la rottura fra i due personaggi e quindi fra i due poteri. Numerose pressioni e ingiurie costrinsero Becket a cercare l’esilio in Francia, dove rimase per 6 anni. Durante questo periodo, le sue terre furono saccheggiate da una nobile famiglia locale, i De Broc. In sua assenza, vi fu una cerimonia di coronazione del figlio di Enrico II (Enrico il Giovane), e fu il vescovo di York ad amministrare l’unzione, insieme ai vescovi di Londra e Salisbury, che si eran schierati contro di lui. Questo provocò una forte reazione da parte di Becket perché l’unzione di un re era prerogativa del vescovo di Canterbury. La sua disapprovazione fu interpretata come una manovra per ostacolare il processo di successione.
Un tentativo di riconciliazione da parte de re, mediato anche dal papa Alessandro III, incoraggiò Becket a tornare in Inghilterra. Però nonostante l’accoglienza trionfale da parte dei suoi seguaci, la vita dopo il suo ritorno fu tutt’altro che facile e le tensioni fra le due correnti arrivarono a livelli altissimi. Fu allora quando quattro baroni, Reginald FitzUrse, William de Tracy, Hugh de Morville e Richard Brito decisero di agire, aiutati dai De Broc.
Il 29 dicembre 1170 insieme ad un drappello armato circondarono Canterbury. Entrarono nel palazzo insieme a dodici cavalieri e intimarono a Tommaso di riconsiderare la sua posizione e di chiedere perdono al re. Becket si rifiutò e i baroni uscirono per ritornare muniti di armi. Nel frattempo Becket si era spostato nella cattedrale, lasciando volontariamente aperta la porta. Ci fu un violento interscambio di insulti che degenerò in un aggressione mortale all’arcivescovo. Un primo colpo di spada lo colpì sul capo. Altri due colpi alla testa lo portarono alla morte. Poi gli fu troncata la parte superiore del cranio e le cervella vennero sparse sul pavimento. Poi gli assassini saccheggiarono il palazzo. Presto intorno al corpo di Tommaso si radunò una folla di persone che, intuendo che si trovavano di fronte ad un nuovo martire, cercarono di impadronirsi di quello che poterono. Si imbrattarano la faccia e gli occhi con il suo sangue, lo raccolsero in piccoli recipienti o ne intrisero brandelli di stoffa. I suoi vestiti e pallio furono anch’essi intrisi del suo sangue e donati ai poveri. Per paura di ulteriori profanazioni e furti i monaci seppellirono i suoi resti alla svelta.
La notizia del suo assassinio si sparse velocemente per tutta l’Europa e immediatamente Tommaso Becket fu considerato un martire della fede soprattutto da parte di chi defendeva i diritti della Chiesa di fronte a quelli dello Stato. I primi miracoli non si fecero attendere. Innumerevoli malati guarirono a contatto con il sangue dell’arcivescovo. Pochi mesi dopo i pellegrini cominciarono ad affluire in massa. I miracoli erano all’ordine del giorno e venivano registrati in un grosso libro di pubblica lettura. La lista era così lunga (più di quattrocento) che il priore di Canterbury inviò una petizione di canonizzazione al papa. Per il papa Alessandro III fu questa una grande occasione per santificare un personaggio che era stato il simbolo della lotta della Chiesa contro lo Stato ed un magnifico pretesto per umiliare il re Enrico II. Becket fu canonizzato nel 1173. Tutto questo si ritorse contro Enrico che ricevette anche l’interdetto del papa, constringendolo a fare concessioni alla Chiesa. Solo quando Enrico si recò penitente in pellegrinaggio alla tomba di Becket ci fu una certa riconciliazione con la Chiesa. Nel giro di dieci anni il culto del santo si sparse velocemente e gli furono dedicate varie chiese in tutta Europa. Nella cattedrale di Monreale in Sicilia, per esempio, possiamo ammirare Becket ritratto in un magnifico mosaico.
L’antica cattedrale di Canterbury fu ritenuta inadeguata e, approfittando che un incendio distrusse parte del coro, ne venne costruita una nuova, terminata nel 1220, nello stile che era appena nato in Francia, il gotico, del quale Canterbury ne fu il primo esempio in Inghilterra. Il costo della nuova cattedrale fu immenso ma gli introiti che derivavano soprattutto dalle offerte dei pellegrini erano altrettanto immensi. Trecento anni dopo, l’ambasciatore di Venezia raccontò, dopo una vista a Canterbury, che la tomba del santo era ricoperta d’oro che a sua volta era poco visibile sotto la gran quantità di pietre preziose.
Però il pellegrinaggio a Canterbury aveva i giorni contati. Enrico VIII (1491 – 1547) nella sua lotta aperta contro la Chiesa di Roma, per esercitare il controllo sulle istituzioni religiose ordinò la soppressione dei monasteri e la spoliazione dei santuari. Quale era dunque il santuario che più simboleggiava la resistenza della Chiesa verso il potere dello Stato? Ma non solo, l’immensa ricchezza del santuario di Canterbury sollecitava anche l’avidità del sovrano. Quindi Enrico VIII aprì un processo postumo a Becket dichiarandolo pubblicamente traditore. Nel 1538 il tesoro fu confiscato e le sue ossa ufficialmente bruciate. In realtà furono seppellite alla meno peggio. Un decreto posteriore fece in modo che non esistesse nulla che potesse ricordare l’ex-santo o gli oggetti a lui associati.
La morte di Tommaso Becket è raccontata nella magnifica opera di teatro di T. S. Eliot ‘Assassinio nella cattedrale’. Quanto alle sue reliquie, posso solo dire che a Roma, nel tesoro della Basilica di Santa Maria Maggiore sono custoditi la sua tunica insanguinata, parte di un braccio ed il cervello, ma non so quando e in quali circostanze sono arrivate nella Città Eterna.
Bello questa storia anche in riguardo delle riforme di Henry VIII. Bello anche il cattedrale di Canterbury. Mi piace il gotico. Mi pare un esempio splendido! Saluti!
Grazie. E’ tanto che non leggiamo tuoi articoli!!
Adesso si legge perché! xx
L’ha ribloggato su Damiano Martorelli's blog.
Quello di Thomas Beckett è un episodio cruciale nella storia inglese, un evento chd si colloca nel passaggio dall’età normanna. A quella nuova del regno britannico. Credo che la sua forsa giungesse da quel suo essere uno dei primi martiri contemporanei, un personaggio vissuto tra le persone e per sua sfortuna diventare martire-protagonista attuale e giunto dal popolo.
Così è. In ogni caso quante pagine della storia sono state scritte sul sangue di quelli che per un motivo o l’altro erano ‘scomodi’ o forse ‘comodi’ per essere strumentalizzati per la causa. Però attenti, perché un martire è sempre un’arma a doppio filo.
Ho visitato anni fa la cattedrale di Canterbury. Ne ricordo vivamente la rara maestosità e l’emozione di “respirare” un luogo così storicamente importante.
Io no, devo andarci. Però ho visto l’opera di teatro. Vale la pena.
Pingback: Carlo Magno: un santo? | Reliquiosamente
Pingback: Tomás Becket y la Razón de Estado | Reliquiosamente
Ci sono ragioni per pensare che la gemma più importante che adornava il monumento funebre di San Tommaso Becket, cioè un enorme rubino (ma forse uno spinello rosso orientale) non sfaccettato, il cosiddetto Grand Royale o Gran Regale di Francia (perchè donato dal re di Francia Luigi VII nel 1179), sia sopravvissuto alla distruzione della tomba del Santo da parte della soldataglia di Enrico VIII.
L’enorme gemma, infatti, fu riciclata dallo stesso Enrico VIII che la fece incastonare per un suo enorme anello da pollice. Successivamente, la gemma sarebbe stata nuovamente riciclata fino a finire sulla corona imperiale inglese (Imperial State Crown), sulla quale oggi nella Torre di Londra si ammira un enorme spinello rosso non sfaccettato.
Questo spinello non sarebbe il “Black Prince’s Ruby” donato al principe Edoardo (il Principe Nero) nel 1367, ma proprio il Grand Royale della tomba di San Tommaso Becket, ma la casa regnante inglese non lo potrebbe mai ammettere.
Grazie, molto interessante.
Pingback: Sulle orme degli apostoli: le reliquie di San Bartolomeo | Reliquiosamente
L’ha ripubblicato su .