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La barca di San Pietro è in Vaticano

10 lunedì Feb 2025

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Curiosità

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Barca di San Pietro, famiglia Aponte, famiglia Aprea, Istituto Diplomatico Internazionale, Lago Tiberiade, Musei Vaticani, Paolo Giordani, Via del Mare, Yigal Allon

Dallo scorso ottobre 2023 una fedele ‘riproduzione’ di quella che potrebbe essere stata la barca di San Pietro ha avuto la sua definitiva collocazione alla base della rampa elicoidale all’ingresso dei Musei Vaticani, chiamata anche “Via del Mare”.

È stato un prezioso regalo fatto a papa Francesco, alcuni mesi prima, dalla storica famiglia Aponte, armatori di NLG-Navigazione Libera del Golfo. L’imbarcazione a vela, de circa 9 metri per 2,5 con un albero di 8 metri, è stata realizzata a mano dagli Aprea, maestri d’ascia della penisola sorrentina, in collaborazione con l’Istituto Diplomatico Internazionale.

– Relitto di un’antica imbarcazione da pesca del I secolo a.C. rinvenuta nel 1986 nel lago di Tiberiade. Museo Allon, Ginosar (Galilea, Israele)

Nel 1986 sul fondo del lago di Tiberiade venne rivenuto un relitto di un’antica imbarcazione, abbastanza ben conservato grazie al fango che ricopriva le strutture lignee dello scafo. È probabilmente appartenente allo stesso tipo di imbarcazione di cui parlano i racconti evangelici della pesca miracolosa (Luca 5,1-11, Mt. 4,18-22  Mr. 1,16-20) e della tempesta placata (Marco 4,35-41, Matteo 8,23-27 e Luca (8,22.25). Era utilizzata per la pesca e capace di ospitare quattro rematori e una dozzina di persone. Dall’esame del carbonio 14, in base alle evidenze fornite dal materiale ceramico rinvenuto a bordo, è stata datata alla seconda metà del I secolo a.C.. Attualmente si trova nel museo Yigal Allon di Ginosar, in Galilea.

– La pesca miracolosa. 1515-1516. Raffaello, Victoria and Albert Museum, Londra

La realizzazione dell’imbarcazione da parte degli armatori Aprea è stata possibile non solo attraverso l’approfondito studio del reperto originale, ma anche dall’osservazione dell’iconografia navale antica fornita da rilievi, graffiti e mosaici di Ostia e Pompei.

Complesse sono state le operazioni di movimentazione e installazione possibili grazie al sofisticato intervento di edilizia acrobatica e il supporto di ditte specializzate.

– Cristo nella tempesta 1633. Rembrandt. Ubicazione sconosciuta dopo il suo furto dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel 1990

In un’intervista pubblicata sul quotidiano La Repubblica, 10 ottobre 2023, l’avvocato Paolo Giordani, presidente dell’Istituto Diplomatico Internazionale, racconta che sua è stata l’idea dei realizzare la replica:

“Fin da ragazzo – racconta l’avv. Giordani – mi erano rimasti nella memoria i brani evangelici che parlano dell’incontro di Gesù con Pietro e i primi apostoli, umili pescatori del lago di Tiberiade. Per me, e non solo per me, la barca di Pietro era il simbolo di un’esperienza straordinaria, l’inizio di qualcosa che avrebbe cambiato il mondo per sempre. Alcuni anni fa, non ricordo esattamente dove, lessi dei resti della barca databile all’epoca di Gesù, ritrovata nel 1986 sulla sponda nord-ovest del lago e oggi esposta nel museo Yigal Allon di Ginosar. Mi sono subito chiesto se, servendosi di quel modello, con la tecnologia e i mezzi a disposizione nel XXI secolo, sarebbe stato possibile costruire una copia perfetta di quella che tutti ormai, a cominciare dagli stessi archeologi, chiamavano “la barca di Pietro”. Per finanziare il progetto – prosegue il presidente dell’Istituto diplomatico internazionale – mi è sembrato naturale interpellare una grande famiglia di armatori, gli Aponte: chi meglio di loro avrebbe potuto dare corpo a quest’idea? L’intuizione è stata giusta. Mi hanno detto subito di sì, con entusiasmo, e hanno affidato il non facile compito di costruire la barca agli Aprea, maestri d’ascia attivi nella penisola sorrentina fin dal XVIII secolo. Alla loro perizia, alla loro precisione dobbiamo il risultato che tutti potranno ammirare nei musei vaticani, ottenuto, lo ripeto, con tecniche e materiali disponibili all’epoca: una barca in grado di trasportare fino a quindici persone di scafo di 8,8 metri x 2,5, albero di 8 metri con pennone di 6, due piccole coperte a pruavia e a poppa, vela quadra e cavi in fibra di canapa, due timoni. Per le parti andate perdute, gli artigiani si sono ispirati ai mosaici del piazzale delle Corporazioni di Ostia, al graffito della nave “Europa” di Pompei, al bassorilievo con veduta del Portus Augusti nella collezione Torlonia.” “Sono felice – conclude l’avvocato Giordani – di aver dato il mio contributo alla realizzazione di un oggetto di straordinario pregio che è anche un messaggio per tutti: nessuna nave, nella storia, ha navigato quanto l’umile barca di Pietro il pescatore, dal lago di Tiberiade fino a Roma e da Roma fino ad ogni angolo del mondo, per pescare uomini. Un semplice strumento di lavoro è diventato metafora della Salvezza”.

Perché si costruì il duomo di Orvieto?

01 lunedì Lug 2013

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Reliquie

≈ 9 commenti

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750º anniversario, arte, Berengario di Tours, Bolla Transiturus, Bolsena, Cappella del Corporale, Chiesa d Santa Cristina, Concilio di Chelsea, Corpo e Sangue di Cristo, Corpus Domini, Duomo di Orvieto, Eucarestia, Giubileo Eucaristico, Giulio II, Miracolo di Bolsena, Miracolo eucaristico, Musei Vaticani, Niccolò IV, Nuova Chiesa del Miracolo, Orvieto, Pietro di Parga, Porchiano al Monte, Prodigiosina, Raffaello Sanzio, Religione, reliquiario, Reliquie, San Tommaso d’Aquino, Sanguinamento ostia, Santa Maria Prisca, Serratia marescens, Stanza di Eliodoro, Transustanziazione, Ugolino di Vieri, Urbano IV

duomo di orvieto

Nel XII e XIII secolo in Europa cominciarono ad aprisi e ad allargarsi molti orizzonti cuturali grazie alle vie di comunicazione e una accresciuta mobiltà. Questo influì anche sul culto per i santi in quanto la devozione popolare poco a poco tese a focalizzarsi sulla venerazione dei santi universali, la Vergine, gli apostoli, o altri santi molto conosciuti, a detrimento dei santi locali. Ai santi universali si poteva rendere culto ovunque, non solo presso le loro tombe, dovuto anche alla poca disponibilità di reliquie di questi ultimi. Quindi le reliquie dei santi locali cominciarono a perdere un po’ di protagonismo, soprattutto da quando la Chiesa gradualmente mise Cristo al centro della devozione, attraverso l’adorazione di quella che era considerata la reliquia per eccellenza: l’ostia consacrata, ossia il corpo ed il sangue di Cristo. I santi continuavano ad avere un ruolo importante, soprattutto come intercessori e taumaturghi, e come tali continuavano ad attirare i pellegrini, ma doveva essere Cristo il centro della venerazione. Già nel Concilio di Chelsea (816) l’eucarestia era considerata una ‘reliquia’ per cui, così come le altre reliquie non erano parti di un santo ma il santo in sé, allo stesso modo l’eucarestia era il corpo e il sangue di Cristo, quindi lo stesso Cristo. Quando si consacrava una nuova chiesa, doveva essere introdotta negli altari insieme alle altre reliquie, ed in mancanza di queste, la sola eucarestia era considerata sufficiente.

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