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11.000 vergini, Ager ursulanus, Angela Americi, arte, Attila, Bretagna, Bruges, Caravaggio, Cimitero dei Cappuccini, Clemazio, Colonia, Deonoto, Diocleziano, epigrafe, Eterio, Gallerie dell’Accademia, Goldene Kammer, Hans Memling, martiri, Orsoline, papa Ciriaco, Pinnosa, pittura, reliquiario di Sant’Orsola, Reliquie, Roma, Sant’Orsola, Stanza d’oro, Teleri, Unni, Venezia, Via Veneto, Vittore Carpaccio
Santa Úrsula y las 11.000 vírgenes Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Nella basilica di Sant’Orsola di Colonia, in una stanza reliquiario adiacente chiamata ‘La stanza d’oro’ (Goldene Kammer) possiamo ammirare un’esposizione di ossa che non ha niente da invidiare al cimitero dei Cappuccini di Via Veneto a Roma. Circa quindicimila ossa di vario tipo disposte in modo artistico ed ordinato a forma di fiori, zig-zag, parole o frasi, rivestono le pareti della camera insieme a trecento busti reliquiari e una collezioni di teschi, ognuno in una teca. Queste ossa in teoria appartenevano alle unidicimila vergini che accompagnavano Sant’Orsola. Dai un’occhiata al video.
Narra una leggenda del X secolo che Orsola, giovane di straordinaria bellezza, la figlia del re di Bretagna Deonoto, si era segretamente consacrata a Dio. Un principe pagano di nome Eterio la chiese in sposa. Orsola, non potendo rifiutare per non provocare una guerra, consigliata da un angelo che le apparse in sogno, accettò con la condizione di poter rimandare il matrimonio di tre anni, al termine dei quali avrebbero intrapreso un pellegrinaggio a Roma, e la promessa del pretendente di convertirsi al Cristianesimo. Inoltre, chiese mille compagne per sé, ed altre mille per ciascuna delle dieci ancelle del suo seguito, per fare della loro verginità un dono di consacrazione. Alla scadenza del termine Orsola, accompagnata dalle 11.000 compagne vergini, si imbarcò formando una flotta di 11 navi, per arrivare al continente. Sospinte
anche da una tempesta, le navi risalirono il corso del Reno fino a Colonia, e poi arrivarono in Svizzera. Da lí Orsola porseguí, insieme al suo seguito, per Roma dove fu accolta dal papa Ciriaco, la cui storicità non è stata ancora provata. Al ritorno, di nuovo passò per Colonia che nel frattempo era stata invasa da Attila. Le 11.000 vergini preferirono farsi uccidere piuttosto che perdere la loro verginità: furono trucidate dai soldati del barbaro re che invece risparmiò Orsola della quale si era innamorato e voleva sposarla. Essendosi Orsola rifiutata, la fece uccidere a colpi di freccia. Per intercessione divina e grazie al sacrificio delle fanciulle, i barbari vennero allontanati da Colonia.
Questa leggenda ha un lontano fondo storico. Infatti, sotto l’abside dell’attuale basilica di S. Orsola di Colonia sono state scoperte, fra le macerie della seconda guerra mondiale, le fondamenta di una chiesa costruita su un antico cimitero e un’iscrizione del IV-V secolo di un certo Clemazio, che adesso è esposta nel coro della chiesa, in cui si afferma, fra le altre cose, che l’edificio fu da lui costruito sul luogo dove alcune vergini erano state uccise per la loro fede “[..]sanctae Virgines pro nomine Christi sanguinem suum fuderunt [..]”. Non ne dice né il nome né il numero.
DIVINIS FLAMMEIS VISIONIB. FREQVENTER
ADMONIT. ET VIRTVTIS MAGNÆ MAI
IESTATIS MARTYRII CAELESTIVM VIRGIN
IMMINENTIVM EX PARTIB. ORIENTIS
EXSIBITVS PRO VOTO CLEMATIVS V. C. DE
PROPRIO IN LOCO SVO HANC BASILICA
VOTO QVOD DEBEBAT A FVNDAMENTIS
RESTITVIT SI QVIS AVTEM SVPER TANTAM
MAIIESTATEM HVIIVS BASILICÆ VBI SANC
TAE VIRGINES PRO NOMINE. XPI. SAN
GVINEM SVVM FVDERVNT CORPVS ALICVIIVS
DEPOSVERIT EXCEPTIS VIRCINIB. SCIAT SE
SEMPITERNIS TARTARI IGNIB. PVNIENDVM (*)
L’autenticità di quest’iscrizione è stata accertata, ed è molto importante perché rivela l’esistenza di un’antica basilica nel secolo IV. Però alcuni epigrafisti mettono in dubbio la datazione della seconda parte del testo che sarebbe un’aggiunta del IX secolo.
Il culto di Sant’Orsola è documentato a partire dall’VIII secolo. Nel IX secolo si parla dell’uccisione di migliaia di vergini avvenuta sotto Diocleziano e cominciano ad apparire gli undici nomi che poco a poco saranno: Marta, Saula, Brittula, Gregoria, Saturnina, Simbatia, Pinnosa, Sentia, Palladia, Saturia oltre che Orsola. Questi nomi non sono citati tutti insieme nei vari documenti e probabimente alcuni appartengono ad altre martiri. Pinnosa è il nome che appare fin dai documenti più antichi. Nell’XI secolo si parla con sicurezza delle 11.000 vergini e nel XII secolo la persecuzione di Diocleziano lascia il passo all’invasione degli Unni, trasportando la scena al V secolo.
Per quanto riguarda il numero delle vergini, pare che sia dovuto ad un errore di trascrizione o interpretazione dell’epigrafe “Ursula et XI M V’, ossia ‘Ursula et undecim Martyres Virgines’ ‘Ursula e la undici martiri vergini’, che poi è stato interpretato e trascritto: ‘undecim millia Virginum’, quindi le undici erano diventate unidicimila. Nei pressi di Colonia fu scoperta, verso il 1100, un’antica necropoli romana chiamata ‘ager ursulanus’ perché essendoci migliaia di tombe a quell’epoca pensarono che si trattassero di quelle delle undicimila vergini. Quindi presero queste ossa, le portarono nella chiesa e costruirono la ‘Stanza d’oro’ per albergarle.
La straordinaria diffusione del culto di questa santa nel Medioevo ha ispirato numerose composizioni letterarie e opere d’arte, fra le quali il famoso reliquiario di Sant’Orsola (1489) di Hans Memling, esposto nell’Hans Memlingmuseum di Bruges, il ciclo pittorico (nove teleri) di Vittore Carpaccio, conservato nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, nonché il famoso martirio di Sant’Orsola di Caravaggio.
S. Orsola viene di solito rappresentata con la freccia, un largo mantello, sotto il quale protegge le numerose compagne e la nave. Nel 1535 Angela Merici fondò l’ordine delle Orsoline, che si dedicò all’istruzione delle fanciulle. Per questo Sant’Orsola, oltre ad essere la patrona di Colonia, è anche la patrona delle maestre e delle ragazze.
* Riporto una traduzione approssimativa:
‘Spinto a parecchie riprese da raggianti visioni divine e dalle virtù della grande maestà del martirio di vergini celesti, Clemazio (console) venne dall’Oriente per adempiere un voto che aveva fatto, ricostruì dalle fondamenta questa basilica a proprie spese, su terreno proprio. Considerando la grande maestà della basilica, dove alcune sante vergini avevano versato il loro sangue in nome di Cristo, se qualcuno osasse seppellire un cadavere che non fosse quello di una vergine, sarà punito con il fuoco eterno del Tartaro’.
Io non so perché non mi arrivano le notifiche del tuo blog!! Purtroppo preso da mille impegni, solo la notifica mi tiene in allerta! Perdere questi bellissimi post mi dispiace!!
Ad ogni modo, la storia di Sant’Orsola ha il suo fascino, l’ho studiata a fondo proprio per il dipinto di Caravaggio che hai giustamente inserito nel post!!
http://assolocorale.wordpress.com/2012/08/26/io-e-caravaggio/
Grazie. Non ti preoccupare, non scappano.
sembra il cielo musulmano. Anche loro adorano le vergine.
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Molto bello ed interessante, grazie! 🙂
Grazie a te!
sempre cose interessantissime. Ciao Angelo
Grazie!
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Qui a Castiglione Olona c’è un dipinto del ‘400 raffigurante sant’Orsola e le 11.000 vergini in Palazzo Branda. Sei su Twitter? @LaCollegiata
Grazie per l’informazione. Mi picaerebbe vederlo. Ho dato uno sguardo alla web del museo ma mi pare di non averlo visto. No, non sono su twitter. Un saluto.
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