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Bernini, cartiglio, Castel Sant'Angelo, chiodi, Clemente IX, colonna, corona di spine, Cristo, croce, dadi, flagello, lancia, passione, ponte Sant’Angelo, Reliquie, Roma, San Paolo, San Pietro, Sant’Andrea delle Fratte, spugna, Tevere, tunica, Veronica
Los instrumentos de la pasión de Cristo están en ‘Ponte Sant’Angelo’ Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
A chi volesse andare a San Pietro, o a Castel Sant’Angelo, raccomando vivamente di farlo attraversando ponte Sant’Angelo, magnifico ponte pedonale la cui scenografía è opera di Bernini. I lavori per la sua realizzazione ebbero inizio sotto il papato di Clemente IX, Giulio Rospigliosi (1667-1669) e terminarono un anno dopo la sua morte, nel 1670. Saremo accolti a sinistra
da San Pietro e a destra da San Paolo, i due santi patroni della città eterna e da 10 angeli.
Dietro i due santi, 5 angeli per parte, ognuno recante uno degli strumenti della passione di Cristo, ci accompagneranno nella breve traversata. Certo, breve per chi passa e non guarda in alto. Ma se vogliamo deliziarci ammirando questo piccolo museo all’aria aperta, non solo protremo ammirare la bellezza di queste sculture ma anche la magnifica prospettiva che offre strategicamente il luogo, con la cupola di San Pietro ed i colli vaticani al fondo della scena, il Tevere, che grazie alle balaustre con inferriate si può vedere senza bisogno di affacciarsi e l’enorme mole di Castel Sant’Angelo, alla fine del ponte, nato come mausoleo di Adriano, coronato da San Michele arcangelo che rinfodera la spada.
Gli angeli furoni ideati e disegnati da Bernini e quasi tutti realizzati da suoi allievi. Gli strumenti della passione sostenuti da ognuno di loro sono: il flagello, la corona di spine, la tunica con i dadi, il cartiglio (INRI) e la spugna – tutti questi sul lato sinistro, dietro San Pietro. Sul lado destro, invece, dietro San Paolo, abbiamo: la colonna della flagellazione, il velo della Veronica, i chiodi, la croce e la lancia.
Quasi tutti scolpiti dai suoi allievi, come detto prima. La storia infatti andò cosi: Bernini inizialmente ne scolpì due, ossia qualla del cartiglio e quella della corona di spine. Clemente IX, con l’intenzione di mandare queste due statue a Pistoia, sua città natale, disse che era un peccato esporre questi capolavori alle intemperie e che per il ponte sarebbero bastate delle copie.
Quando arrivò il marmo destinato alle due copie, una fu scolpita da un suo allievo, quella con la corona di spine, ma l’altra, l’angelo con il cartiglio, fu di nuovo lo stesso Bernini a scolpirla, contrariamente al previsto. Furono finalmente sistemate sul ponte nel 1671.
Quanto alle prime due statue originali, non lasciarono piú Roma: inizialmente furono istallate a palazzo Rospigliosi e poi furono donate alla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, chiesa che per quarant’anni aveva frequentato l’artista. E lì possiamo ammirarle, seduti tranquillamente su un banco, ed anche molto da vicino perché sono su un semplice piedistallo senza nussun tipo di protezione.
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Gli angeli del Bernini hanno una bellezza da lasciare a bocca aperta. La bellezza che d’altronde si evince in tutte le sue meravigliose sculture. In ciascuna di esse c’è del genio, dall’inventiva alla resa. Un valore assoluto della grandezza del pensiero e dell’arte che fanno dell’uomo una creatura veramente divina (con tutte le dovute eccezioni).
Hai ragione. Molto spesso ci si stupisce di come certe persone, gli artisti, riescano a fare questi capolavori. Pensa anche a Michelangelo. Adesso anche le statue in marmo si fanno col computer, ma prima no, e non c’era margine d’errore. Veramente incredibile.
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