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A. Lafréry. Il giro delle sette chiese. 1575

I primi pellegrinaggi, che ebbero inizio intorno al III secolo, furono quelli alla Terra Santa per andare a venerare i santi luoghi, dove Cristo era nato, vissuto e morto. Però ben presto anche altri luoghi divennero meta di pellegrinaggi, che erano meno difficoltosi da raggiungere e con meno pericoli.  Fra questi, forse il secondo per importanza, è quello che dirige i passi dei pellegrini verso la Città Eterna, per visitare le tombe di San Pietro e San Paolo e, successivamente, dal XII secolo in poi,  il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, per venerare la tomba dell’apostolo San Giacomo il  maggiore e che attualemente gode di una grande consenso.

Oltre che per devozione, a Roma si veniva per guadagnare indulgenze ossia la remissione di un determinato numero di anni di purgatorio così come il perdono di tutti i peccati (indulgenza plenaria). E per ottenerle il pellegrino doveva realizzare certe pratiche dettate da Santa Madre Chiesa.

L’importanza di un luogo di culto era strettamente legata all’importanza della reliquia che possedeva, per le grazie ed i miracoli che da queste si potevano ottenere. Esistevano delle guide chiamate Libri indulgentiarum ad uso dei pellegrini dove si indicava, fra le altre cose, quanti anni di indulgenza si guadagnavano pregando in una chiesa o in un’altra. Queste guide, rieditate successivamente con l’andare del tempo, soprattutto in occasione degli anni santi, spiegavano anche la maniera di comportarsi e di presentarsi dentro e davanti ai luoghi sacri, suggerendo altresì una norma generale di comportamento. Molte menzionavano anche i più importanti monumenti della città. Quindi potremmo dire che, legate a questa necessità, nacquero le prime guide turistiche.

Il pellegrinaggio a Roma si poteva fare in qualsiasi momento, ma come sappiamo, c’erano epoche in cui i pellegrini erano particolarmente ‘premiati’, ossia nei giubilei o anni santi. Il potere di convocazione era molto grande perché in queste occasioni  venivano esposte reliquie importantissime che costituivano un gran richiamo, come per esempio il Velo della Veronica o la Lancia di Longino, legate alla concessione di indulgenze plenarie.

Giotto. Bonifacio VIII convoca il primo Giubileo del 1300. Basilica di San Giovanni in Laterano

Il primo giubileo fu quello del 1300, convocato da Bonifacio VIII. Per l’occasione arrivarono a Roma centinaia di migliaia di pellegrini. In questo primo giubileo le basiliche da visitare erano due: San Pietro e San Paolo fuori le mura. In quello del 1350 venne aggiunta quella di San Giovanni in Laterano e nel giubileo del 1390 Santa Maria Maggiore.

Per ottenere le indulgenze e guadagnare il giubileo, e quindi l’indulgenza plenaria, erano necessari quattro requisiti: 1) venire (o essere) a Roma; 2) confessarsi; 3) dopo la confessione visitare devotamente le quattro basiliche per alcuni giorni; 4) pregare per la salute propria e di tutto il popolo cristiano. Dette chiese dovevano essere visitate per 30 giorni dai romani, e per 15 giorni dai pellegrini forestieri.

Alle quattro chiese se ne aggiunsero successivamente altre tre, ma queste, inizialmente, non obbligatorie: San Lorenzo fuori le mura, San Sebastiano fuori le mura e Santa Croce in Gerusalemme, formando quindi il famoso ‘Giro delle Sette Chiese’, che si creò con il Giubileo del 1550, in alternativa al carnevale ‘profano’ romano, e ricevette un grande impulso da San Filippo Neri.  Con quello del 1575 diventò un requisito necessario per ottenere l’indulgenza plenaria. Ma perché precisamente sette? Ha una chiara ispirazione apocalittica. Infatti, l’apostolo Giovanni si riferiva nell’Apocalisse (1,11) alle Sette Chiese, ossia  le sette comunità cristiane dell’Asia Minore: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiaira, Sardi, Filadefia e Laodicea, tutte nell’attuale Turchia.

Giubileo del 1350. Miniatura della Cronica di G. Sercambi

Data la llunghezza del percorso, circa 20 Km, generalmente veniva realizzato in due giornate, con partenza da Santa Maria in Vallicella (la Chiesa Nuova).

Secondo il giro tradizonale, “Il primo giorno, partendo la Santa Maria in Vallicella, si raggiungeva San Pietro attraversando il Ponte Sant’Angelo, con una fermata all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia dove si faceva una visita ai malati. E qui finiva la prima tappa. Il secondo giorno si ripartiva da porta Santo Spirito, si andava per via della Lungara, si attraversavano gli Orti di Trastevere e Porta Settimiana, si andava all’Isola Tiberina fermandosi per una visita alla chiesa di San Bartolomeo. Si prendeva la direzione della Basilica di San Paolo, passando accanto alle chiese di San Nicola in Carcere e di Santa Maria in Cosmedin. Da lì si affrontava la piccola salita del colle dell’Aventino, scendendo poi per la Via Ostiense per andare ad onorare la tomba dell’Apostolo delle Genti. Esaurita la visita, passando per una via nell’agro romano (oggi chiamata a ragione Via delle Sette Chiese, e densamente abitata) si giungeva alla chiesa di San Sebastiano, alla quale San Filippo era molto legato, perché nelle vicine catacombe da giovane aveva ricevuto la visione di un globo di fuoco. Nella chiesa di San Sebastiano veniva celebrata la S. Messa. Da qui ci si avviava alla villa di Ciriaco Mattei, (l’odierna Villa Celimontana), dove si svolgeva una piccola refezione con cibi poveri ma nutrienti. Dopo, passando davanti alle chiese di San Sisto Vecchio e dei S.S. Nereo ed Achilleo in Fasciolae, si puntava verso San Giovanni in Laterano. Dopo la sosta si passava alla vicina Scala Santa. Da qui si andava alla vicina basilica di Santa Croce in Gerusalemme per venerare le reliquie della Crocifissione portate a Roma da Elena, madre dell’Imperatore Costantino. La penultima tappa era la Basilica di San Lorenzo Fuori le Mura; qui si venerava la tomba del diacono martire San Lorenzo (itinerario laurenziano). Si avvicinava la fine del giorno e i pellegrini si dirigevano verso l’ultima tappa: la Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui, dopo l’ultima devozione all’icona della Madonna “Salus populi romani”, la folla di pellegrini si scioglieva “(1).

Anche se dal  giubileo del 1950 le chiese da visitare obbligatoriamente ritornarono ad essere le quattro basiliche maggiori, questo famosissimo circuito è ancora oggi percorso da molti pellegrini.  Può essere fatto a titolo individuale ed in qualsiasi epoca, però si svolge più che altro durante i giubilei e in modo collettivo, a settembre e a maggio, poco prima della festa di San Filippo Neri, guidato da un Padre della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, dell’Oratorio di San Filippo Neri, che ha sede presso la Chiesa Nuova.

Con il giubileo dell’anno 2000 il papa Giovanni Paolo II sostituì la chiesa di San Sebastiano fuori le mura con il santuario della Madonna del Divino Amore, anche se la maggior parte dei pellegrini preferiscono il circuito tradizionale.

Le sette chiese di Roma viste da G. B. Piranesi (1720-1778):

San Pietro in Vaticano

San Paolo fuori le mura

San Giovanni in Laterano

Santa Maria Maggiore

Santa Croce in Gerusalemme

San Lorenzo fuori le mura

San Sebastiano fuori le mura

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(1) – http://www.pellegriniaroma.org/pellegrinaggi-cittadini-urbani-roma/giro-sette-chiese-roma-filippo-neri/