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arte, assalto di Genova, Biblioteca Imperiale, Caffaro, Carlo V, Cattedrale San Lorenzo, Corteo Storico, Cristo, Crociate, Francia, Gaetano di Santa Teresa, Genova, Giuseppe d'Arimatea, Guglielmo di Tiro, Guglielmo Embriaco, Jacopo da Varagine, Lucifero, Napoleone, Nicodemo, Palazzo San Giorgio, Parigi, Persifal, Reliquie, Sacro Catino, Santo Graal, Storia, Testa di Maglio, Ultima Cena
La misteriosa copa de esmeralda Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
E’ verde, trasparente e per molto tempo si è creduto che fosse di smeraldo. Fu anche identificata come il santo Graal, il piatto dove Cristo mangiò nell’Ultima Cena e nel quale Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue che uscì dal costato di Cristo. Stiamo parlando del Sacro Catino di Genova, una specie di scodella esagonale, con due piccoli manici e del diámetro di 32 centimetri.
Secondo la tradizione fu portato a Genova all’inizio del XII secolo da Guglielmo Embríaco, la stessa persona che portò le ceneri di Giovanni Battista, ed è
esposto nel Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo di questa città. Nella facciata di Palazzo San Giorgio, sede dell’autorità portuale, uno dei personaggi affrescati è proprio il citato condottiero che sostiene il Sacro Catino. Il ritorno dei Crociati a Genova è ricordato tutti gli anni nel Corteo Storico dove sono presenti Guglielmo Embríaco, soprannominato ‘Testa
di Maglio’ e Caffaro di Caschifellone, annalista della spedizione, oltre al ‘Sacro Catino’ (ovviamente non quello autentico) sostenuto da un paggio.
Il cronista delle Crociate Guglielmo di Tiro racconta che nel maggio 1101 durante la Prima Crociata i soldati genovesi parteciparono alla presa di Cesarea, una località costiera della Palestina. In quella cittá presero un piatto di smeraldo, non si sa se pagandolo o come parte del bottino, che portarono in dono alla città di Genova. Questo fatto, però, non è menzionato dall’annalista Caffaro, cosa che sembra alquanto strana trattandosi di un oggetto di così grande valore.
Il Vangelo apocrifo di Nicodemo ispirò, insieme ad altri racconti, tutta la letteratura che riguarda il santo Graal, soprattutto britannica. Secondo una leggenda, ripresa anche nel Persifal, il Graal fu ricavato dallo smeraldo (simbolo della luce) caduto dalla fronte di Lucifero quando si ribellò a Dio e dal
Paradiso cadde a terra. Questa coppa (o piatto) l’avrebbe utilizzata Cristo quando istituì il sacrificio eucaristico. Successivamente sarebbe stata portata da Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea a Cesarea Marittima. Jacopo da Varagine, che credeva che il catino fosse effettivamente di smeraldo e che aveva anche letto ‘alcuni libri inlgesi’ sul ciclo del Graal, associò il piatto di Genova al santo Graal, che da allora divenne il ‘Sacro Catino’.
La parola Graal deriva dal latino ‘gradalis’, ossia piatto, scodella o vassoio con vivande portate in tavola in diversi momenti (gradus) del pasto. Un’altra ipotesi è che ‘gradalis’ derivi da ‘cratalis – crater’, ossia calice. Dal momento in cui cominciò ad avere associata la parola ‘santo’ in alcuni testi medievali lo si trova scritto come ‘San Gréal’ che è stato poi interpretato come Sang Real (sangue reale). Di fatto, alcune leggende ce lo presentano come un piatto o un calice con il sangue di Cristo.
Nel 1319 il cardinale Luca Fieschi presta al Comune di Genova 9.500 genoini d’oro e como garanzia del prestito gli viene data in pegno la ‘sacra scutela’, che il comune riesce a riscattare nel 1327. Poi le cronache parlano di vari altri tentativi di furto. Nel 1522 le truppe di Carlo V assediano Genova ed il saccheggio del tesoro della Cattedrale è evitato grazie a che i Padri del Comune riescono a corrompere il Capitano che guidava l’assedio alla Sacrestia pagandogli 1.000 ducati.
Da allora in poi, per impedire ulteriori furti, il Sacro Catino fu mostrato poche volte; ne vengono date delle descrizioni discordanti e pare che, sempre con questo fine, se ne fece fare una copia, ma con misure diverse. Nel 1806 arriva Napoleone Bonaparte, se ne impossessa e lo porta a Parigi, depositandolo presso la Biblioteca Imperiale. In quella sede fu esaminato da alcuni accademici che dichiararono che era un reperto di epoca bizantina, in pasta di vetro, e che se le misure dell’altezza non coincidevano con quelle che presuntamente dovevano essere quelle originali, poteva essere dovuto ad un errore di Gaetano di Santa Teresa che nel 1726, dopo averlo esaminato, disse che era alto 16 centimetri rispetto ai 9 centimetri di quello che era in mano ai francesi. Questa differenza porta alcuni studiosi a pensare che il Sacro Catino preso da Napoleone potesse essere la famosa copia. Ma allora se così fosse, dov’è l’originale?
Visto che il pezzo non era piú di smeraldo, nel 1816 la Francia lo restituisce, ma rotto in dieci pezzi. Al ricostruirlo si vide subito che i pezzi non erano tutti. Al giorno d’oggi non si è riusciti ancora a scoprire perché, dove e quando si ruppe e che fine ha fatto il pezzo che manca. Qualcuno crede che si sia perduto durante il viaggio o altri che sia riamasto in Francia, forse nel Museo del Louvre. O che forse si ruppe proprio nella Biblioteca Imperiale e quindi videro subito che era di vetro. Il Sacro Catino viene restaurato una prima volta nel 1908 e una seconda volta nel 1951, che fu quando gli fu aggiunto il bordo in ferro per mantenere meglio i pezzi insieme. Altri studi posteriori affermano che si tratta di un manufatto islamico del IX-X secolo.
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Complimenti per l’ottima ricerca, davvero ben fatta!
Grazie, Gianluca!
Come si fa a confondere il vetro con lo smeraldo? Grande articolo!
Grazie, Rudy!
In effetti..! 🙂
Bello! Molto interessante!
Grazie, Maria.
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condivido il post da genovese 🙂 graziee
Grazie a te!
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Bellissimo post molto interessante. Buon pomeriggio 🙂
Grazie! Buon pomeriggio a te.
Interessante questo racconto sul ”Sacro Catino”. Sempre bello leggerti Nicoletta. Buona giornata. Isabella
Grazie e buona giornata anche a te.
L’ha ribloggato su Pittura1arte2disegno3e ha commentato:
COMMUNITY ARTISTICA CULTURALE”IL NOSTRO IMMENSO PATRIMONIO ARTISTICO CULTURALE” Google+ INVIO in Allegati:RESTAURO DEL SANTO GRALL MUSEO DEL TESORO CATTEDRALE DI SAN LORENZO .GENOVA,LIGURIA e LA VERITA’ SUL SANTO GRAAL Approfondimenti in: MiBACT OPIFICIO DELLE PIETRE DURE DI FIRENZE TOSCANA e in schede artistiche in connessione con ARTE.IT online MAPPARE L’ARTE IN ITALIA notizie informazioni d’arte con scheda personale profilo pittrice Susanna Galbarini Sito online http://pitturartistica.it
Jacopo da Varagine non Jacopo da Voragine…Sigh…
E’corretto in tutte e due i modi
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