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Reliquiosamente

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Archivi tag: Giuseppe d’Arimatea

Anche gli alberi vogliono la loro parte

12 domenica Ago 2018

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Curiosità

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Biancospino di Glastonbury, Giuseppe d'Arimatea, Leccio di Fatima, Monastero Santa Caterina, Quercia di Mamre, Roveto ardente, San Francesco, Santo Domenico di Guzmán, The sisters olive trees of Noah, Villa Verucchio, Villa Vetta Marina

Tutti sappiamo che ci sono alberi che hanno una simbologia particolare, soprattutto nel campo religioso. Alcuni sono (o erano) addirittura considerati sacri e quindi oggetto di culto. La quercia, per esempio, era una delle piante più sacre sia nella mitologia greco-romana, che nelle culture ebraica e celtica; il mirto era l’ albero sacro di Afrodite, il cipresso era, ed è, l’emblema della morte, l’ulivo quello della pace. L’abete era simbolo di fertilità per i celti, di speranza per i Greci e in altre culture era associato all’immortalità, perché un sempreverde. Sotto un albero di Peepal (ficus religiosa) Buddha ricevette l’Illuminazione. Molto importante per gli Egizi era l’albero di Sicomoro, l’albero che sta fuori dalla porta del Cielo dal quale ogni giorno sorge il dio del sole Ra. In Cina la pianta del loto è considerata il confine tra l’umano e il divino. E così potremo citare motissimi altri esempi legati ad altrettanti alberi.

Però ce ne sono alcuni che, oltre a questo, sono stati testimoni di eventi importanti (reali o leggendari) e sono venerati come reliquie. Molti ormai sono scomparsi ma altri esistono ancora e ricevono la visita di migliaia di persone. Vediamone alcuni.

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Il Santo Calice di Valencia

22 lunedì Lug 2013

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Reliquie

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Antonio Beltrán, Benedetto XVI, British Museum, Calderone di Gundestrup, Calice di Antiochia, Calice di Ardagh, Calice di Nanteos, Canone Romano, Catari, Cenacolo, Coppa di Hawstone Park, Giovanni Paolo II, Giuseppe d'Arimatea, Huesca, Janice Bennet, Longino, Parsifal, Patrimonio dell’Umanitá, Persecuzioni Imperatore Valeriano, Pirenei, Precelio, Preghiera Eucaristica, Reliquie, Robert de Boron, Roma, Rosacrociani, Sacro Catino di Genova, San Donato, San Lorenzo, San Marco, San Pietro, Sangue di Cristo, Santo Calice, Santo Graal, Sisto II, Templari, Ultima Cena, UNESCO, Valencia, Wagner

El Santo Cáliz de Valencia                                                                                               Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Santo Graal Valencia

Il calice dell’Ultima Cena, conosciuto anche come il Santo Graal, ha ispirato un’abbondante letteratura nel Medioevo, che poi è stata ripresa con grande forza in questi ultimi vent’anni.

Secondo la tradizione britannica, basata sull’opera di Robert de Boron, fu utilizzato da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue di Cristo che uscì dal suo costato per effetto del colpo di lancia inferto da Longino. Giuseppe d’Arimatea l’avrebbe successivamente portato in Inghilterra entrando così a formar parte del ciclo arturiano.

Ma questa non è l’unica versione e le tradizioni su chi sia entrato in possesso del calice si sovrapppongono. In ogni caso, per catari, templari e rosacrociani, e per l’esoterismo in generale, questa reliquia aveva un’enorme trascendenza. Anche Wagner gli ha dedicato la su opera ‘Parsifal’.

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Il sangue di Cristo

21 giovedì Mar 2013

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Reliquie

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Ascensione, Baldovino III, Basilica di Sant’Andrea, Beato Adalberto, Belgio, Benvenuto Cellini, Blutritt, Bruges, Cappadocia, Cappella Reale, Carlo Magno, Cavalcata del Sangue, Enrico III, Francesco Giuseppe, Germania, Giuseppe d'Arimatea, Heilig Bloed, II Crociata, Innocenzo VI, Invasione Ungari, IV Crociata, Leone III, Leone IX, Longino, Mantova, Ospedale del Pellegrino, Ospedale di Santa Maddalena, Parigi, Patrimonio immateriale, Preziosissimo sangue, Reliquie, Roma, Sacro Sangue, San Giovanni in Laterano, Santo Sangue, Tabula Magna Lateranensis, Teodorico di Alsazia, UNESCO, Weingarten

La sangre de Cristo                                                                                                 Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
longino

… uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato, e subito ne uscì sangue ed acqua.  Gv 19,34

Questo è l’unico riferimento che ci dà il Vangelo sul sangue ed acqua che uscirono dal costato di Cristo per effetto della ferita provocata dalla lancia di Longino, il centurione romano. Nella tradizione ebraica, per coloro che morivano di morte violenta, il sangue doveva essere conservato e seppellito insieme al corpo, come anche qualsiasi altro tessuto o oggetto macchiati di sangue. Però si sovrappongono le versioni (fra leggende e apocrifi) di come e chi raccolse questo sangue e che cosa successe dopo. Una tradizione dice che furono la Vergine Maria e San Giovanni a raccogliere il prezioso liquido in un’ampolla ed un’altra dice che fu Giuseppe d’Arimatea, colui che prestò il sepolcro a Gesù Cristo. Qui si aggancia la leggenda del Santo Graal. Ossia, Giuseppe d’Arimatea avrebbe utilizzato il calice dell’Ultima Cena.

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La misteriosa coppa di smeraldo

08 venerdì Mar 2013

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Reliquie

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arte, assalto di Genova, Biblioteca Imperiale, Caffaro, Carlo V, Cattedrale San Lorenzo, Corteo Storico, Cristo, Crociate, Francia, Gaetano di Santa Teresa, Genova, Giuseppe d'Arimatea, Guglielmo di Tiro, Guglielmo Embriaco, Jacopo da Varagine, Lucifero, Napoleone, Nicodemo, Palazzo San Giorgio, Parigi, Persifal, Reliquie, Sacro Catino, Santo Graal, Storia, Testa di Maglio, Ultima Cena

La misteriosa copa de esmeralda                                                               Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
sacro catino

E’ verde, trasparente e per molto tempo si è creduto che fosse di smeraldo. Fu anche identificata come il santo Graal, il piatto dove Cristo mangiò nell’Ultima Cena e nel quale Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue che uscì dal costato di Cristo. Stiamo parlando del Sacro Catino di Genova, una specie di scodella esagonale, con due piccoli manici e del diámetro di 32 centimetri.

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Reliquie: ma parliamo solo di religione?

13 domenica Gen 2013

Posted by Nicoletta De Matthaeis in Storia

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Bonifacio VIII, Caput Mundi, Carlo Magno, corona di spine, corona ferrea, Costantino, Costantinopoli, Crociate, crociati, Franchi, Giuseppe d'Arimatea, Gregorio Magno, Impero Romano, IV Crociata, Longobardi, Luigi IX, Napoleone, Notitia Oleorum, pellegrinaggi, pellegrini, Re Artù, Religione, Reliquie, Roma, Sacro Romano Impero, Sainte Chapelle, Santo Graal, Storia, Tavola Rotonda, Teodolinda, Terra Santa

Reliquias: ¿Estamos hablando sólo de religión?                                     Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace

 

1.- Corona ferrea

La parola reliquia, dal latino “reliquiae”, resto, residuo, traccia, secondo il dizionario indica, “ciò che rimane di qualcosa o di qualcuno, del corpo, delle vesti o degli oggetti, appartenuti ad un santo o ad un beato come qualcosa di estremamente prezioso”.

Il culto delle reliquie, anche se non esclusivo della religione cristiana, trova in questa la sua massima espressione. E’ una questione molto controversa nell’ambito della stessa religione fra una parte dei fedeli che si dichiara apertamente a favore e continua tuttora a praticarlo ed un’altra che vede nel culto delle reliquie una sorta di feticismo bigotto che difficilmente trova spazio in questa nostra società dove tutto passa attraverso la logica e la ragione. Chi venera le reliquie è spesso considerato un ingenuo “credulone”, soprattutto quando parliamo di quelle “impossibili” o “fantastiche”, o accusato di attribuire alle reliquie un valore maggiore del messaggio religioso in sé. E’ tuttavia innegabile che per un collettivo molto grande di credenti, la loro venerazione, a volte anche portata all’estremo, è una componente importante della loro fede ed espressione della stessa. In ogni caso, la storia ci insegna che il culto delle reliquie non ha mai fatto distinzioni fra ricchi e poveri, nobili o plebei, anche se le motivazioni non necessariamente coincidevano.

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