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Las santas imágenes aquerópitas (3) El ‘Mandylion’ de Edesa: el arquetipo de todas las aquerópitas                                                                Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
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Nel VI secolo, ai tempi dell’imperatore Giustiniano, si rendeva omaggio ad Edessa a un’immagine del volto di Cristo, definita come “non creata da mano umana”, con l’aiuto della quale riuscirono a respingere l’assedio dei persiani di Cosroe I. Quest’immagine fu oggetto di grande venerazione anche durante la conquista araba, e passò alla storia col nome di ‘Mandylion’ (dall’arabo, telo) o immagine di Edessa o di Agbar. Secondo una tradizione, quest’immagine fu rinvenuta in una nicchia delle mura di Edessa e duplicata su due diversi supporti: l’originale su un telo ripiegato quattro volte e una copia su tegola (keramion), essendosi formata quest’ultima per contatto con l’originale. L’imperatore fece costruire una chiesa ad Edessa per custodirla.

Una leggenda, con elementi simili a quelli narrati nei precedenti articoli sulla Veronica e le immagine spagnole, ci narra come il re cristiano di Edessa (l’attuale Urfa, Turchia), Agbar V Ukkama (13-50), gravemente ammalato, mandò una lettera a Gesù attraverso un messaggero, chiamato Anania, con la preghiera di andare a trovarlo. In alcune fonti si dice che Gesù mandò, insieme ad una lettera di risposta, un suo discepolo, Taddeo Addai, alla vista del quale il re guarì immediatamente. Eusebio da Cesarea, nella sua Storia della Chiesa (320 circa), conferma l’esistenza della corrispondenza epistolare fra Gesù e il re Agbar e la pellegrina Egeria racconta nel suo ‘Itinerarium’ di aver visto le lettere originali.

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Mandylion di Genova. Chiesa de San Bartolomeo degli Armeni.

Altre fonti dicono che Anania  avrebbe portato indietro un telo, piegato in quattro (tetradiplon), che avrebbe usato Gesù per asciugarsi il viso, rimanendo l’immagine impressa quattro volte. Tetradiplon è un termine utilizzato anche per la Sacra Sindone. Anch’essa, quando fu rinvenuta, era piegata in quattro, con il solo volto di Cristo in vista, e quindi è possibile che il ‘Mandylion’ e la Sacra Sindone siano la stessa cosa.

Nel 639 Edessa fu conquistata dagli islamici e questo fu un fatto positivo per il Mandylion perché così si salvò dalle lotte iconoclaste che ci furono nell’Impero Bizantino e che portarono alla distruzione di molte immagini sacre. Nel X secolo, ed in seguito ad un accordo con i mussulmani, il ‘Mandylion’ fu portato da Edessa a Costantinopoli, visto che era già passato da tempo l’iconoclastia. Il capo della delegazione bizantina a cui fu consegnata la reliquia, scartò le copie, anche quella su tegola. L’immagine originale fu portata nella cappella di Nostra Signora del Faro, nel palazzo reale, dove erano custodite tutte le più importanti reliquie. Poi qualche anno più tardi, nel 968, l’imperatore Niceforo II riuscì a portarsi a casa anche il keramion e le copie, che erano presumibilmente del VII secolo. Queste immagini erano presenti ancora a Costantinopoli agli inizi del 1200. Lo confermano Nicola Mesarites custode della cappella e Robert de Clari, cronista delle Crociate.

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Mandylion. Cappella Matilde, Vaticano (foto VeronicaRoute)

L’originale, quindi, rimase a Costantinopoli fino alla IV Crociata, che più che una crociata fu un saccheggio in piena regola. Furono rubati i tesori più preziosi ed anche molte reliquie, che furono portate in Europa. Anche il ‘Mandylion’ fu probabilmente rubato durante il saccheggio e portato in Europa, a Parigi, e poi scomparve ai tempi della Rivoluzione Francese. Questa presenza in Francia del ‘Mandylion’ ci porta di nuovo a pensare alla Sacra Sindone. Secondo altre fonti il ‘Mandylion’ scomparve durante la conquista sassanide di Edessa, nel 609 e quello che si portarono a Costantinopoli furono solo le copie…

Delle due copie che rimasero a Costantinopoli, una copia fu donata dall’imperatore Giovanni VII Paleologo (1341-1391) a Leonardo Montaldo, legato del doge di Genova, e tuttora è venerato nella chiesa armena di San Bartolomeo di questa città. L’altra copia fu inviata a Roma. Fu inizialmente custodita in San Silvestro in Capite e poi fu fatta trasferire da Pio IX nella cappella privata dei papi, in Vaticano, la cappella Matilde1. Nella cornice del ‘Mandylion‘ di Genova si possono vedere dieci piccoli bassorilievi che raccontano la storia dell’immagine, cominciando dalla malattia del re Agbar.

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Cristo consegna il Mandylion a Anania. Particolare della cornice del Mandyion di Genova (sec. XIV) (foto VeronicaRoute)

Queste due immagini sono attualmente le uniche due copie esistenti di quello che viene denominato ‘Mandylion’, anche se rimane il dubbio rispetto al ‘Santo Rostro’ di Jaén, la cui immagine si assimila più al ‘Mandylion’ che alla Veronica potendo quindi essere questa una terza copia. Come si può osservare a prima vista, le fattezze del volto del ‘Mandylion’ di Edessa sono diverse da quelle della Veronica, nella quale l’immagine di Cristo appare con gli occhi chiusi, come del resto anche nella Sacra Sindone.

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(1) – Secondo Saverio Gaeta, sia l’immagine di Genova che quella della Cappella Matilde risalirebbero al XII-XIII secolo. (Saverio Gaeta. L’enigma del volto di Gesù. L’avventurosa storia della sindone segreta. Milano 2010).

Per saperne di più: 1.- M. Hesemann, Testimoni del Golgota, Cinisello Balsamo 2003 –  2.- S. Gaeta, L’enigma del volto di Gesù, Milano 2010 – 3.- https://veronicaRoute.com – 4.- http://www.lindro.it/dal-mandylion-alla-sindone-di-filippo-burgarella/

**Consulta anche i miei altri articoli sulle altre acheropite:la Veronica, La Santa Faz ed il Santo Rostro, l’Acheropita del Salvatore, i Volti Santi di Lucca e SansepolcroNostra Signora di Guadalupe e Maria Santissima Achiropita di Rossano