– San Martino e il mendicante, 1597/1599, El Greco, National Gallery of Art, Washington D.C.
Il “responsabile” è San Martino di Tours. Martino era figlio di un veterano della guardia imperiale romana che, anche se non aveva ricevuto una formazione militare, nel 331 si dovette arruolare, per editto imperiale, dovuto alla condizione di suo padre. Era di origine della Pannonia (Ungheria), ma la sua famiglia fu trasferita a Pavia quando era ancora un fanciullo. Quando fu arruolato dovette trasferirsi da Pavia a Sabaria, l’attuale Amiens. Come possiamo apprendere dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, nel 335, all’età di circa 20 anni, un giorno d’inverno, durante una ronda, gli si fece incontro un povero seminudo. Martino prese la sua spada e divise in due parti la sua cappa: una parte la dette al povero e si coprì con l’altra1. La notte dopo gli apparve Cristo coperto dalla parte di cappa che era stata donata al povero. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Martino si fece battezzare, si rifiutò a combattere e lasciò l’esercito.
– San Martino divide il suo mantello, Antoon Van Dyck, 1621, Royal Collection, Castello di Windsor, Regno Unito
Cominció una vita cristiana al fianco del suo maestro, il vescovo di Poitiers, dedicandosi al prossimo e diffondendo il cristianesimo. Dolpo un breve noviziato di vita eremitica nell’isola Gallinaria (Savona) Martino fondó due monasteri: Ligugé, il piu antico d’Europa, e Marmoutier, che diventerà, in seguito, un importante centro di vita religiosa. Fu quindi un pioniere nell’istituire quello che sarebbe diventato il monachesimo in Occidente. Fu poi nominato vescovo di Tours (371) e gli si attribuiscono molti miracoli. Martino s’impegnò nella lotta contro l’eresia ariana, condannata al I concilio di Nicea (325). Dopo la sua morte avvenuta nel 397 il culto per Martino venne diffuso, soprattutto per combattere disgrazie, molte delle quali venivano attrubuite all’eresia ariana. Il mantello miracoloso venne conservato come un cimelio ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi e successivamente dei Franchi. I re merovingi di Francia erano soliti portare la reliquia della cappa nelle battaglie. Tale reliquia accompagnava i combattenti in guerra e in tempo di pace. Sulla «cappa» di San Martino, si prestavano i giuramenti più solenni. Clodoveo, re dei franchi, ebbe la meglio sui visigoti (507), che seguivano la dottrina ariana, e questo successo venne attribuito a la protezione di San Martino. A questo punto il culto cominció a diffondersi sempre di piú e ben presto divenne il patrono dei Franchi. La cappa che usavano i militari era corta, come quella di San Martino, e per questo veniva chiamata ‘cappella’. La reliquia fu portata poi all’oratorio palatino di Aquisgrana, adiacente al palazzo di Carlo Magno2, città che da questa prese il nome, Aix-la-Chapelle. Quest’oratorio è conosciuto come la Cappella Palatina, che deve questo nome proprio perché alberga la reliquia della cappa di San Martino, e le persone preposte alla sua custodia sono chiamati ‘cappellani’. E così si diffuse il nome di ‘cappella’ con il significato di ‘oratorio’, che sará applicato agli oratori di tutto il mondo.
– Cappella Palatina, Interno. Aquisgrana
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Secondo una tradizione, successivamente incontrò un altro mendicante e gli regalò l’altra metà del mantello: subito dopo, il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite. Da qui nasce il detto “estate di San Martino”, che è un modo di dire popolare che indica un periodo di clima mite e soleggiato che si verifica intorno all’11 novembre, giorno in cui si celebra San Martino di Tours.
Del complesso del palazzo di Carlo Magno oggi resta sola la Cappella Palatina, che è integrata nella cattedrale di Aquisgrana (Aix-la-Chapelle in francese, Aachen, in tedesco).
El culto de Carlomagno en Girona. Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
– Chiave di volta della cattedrale di Girona con l’effigie di Carlo Magno
Nel XIV secolo, nel nord e centro Europa, nucleo dei territori del Sacro Impero Romano Germanico, cominciò a cristallizzarsi una sorta di culto per Carlo Magno ufficializzato a partire dal 1330 quando vennero definite le pratiche liturgiche necessarie per la celebrazione di tale culto. Questo fatto non passò inosservato al vescovo di Girona (Catalogna, Spagna), Arnau de Montrodon (1333-1348), che ebbe anche la possibilità di realizzare diversi viaggi in Europa, anche prima di essere nominato vescovo, quando era un semplice canonico della cattedrale. Ma per portare questo culto a Girona era necessario trovare un legame fra Carlo Magno e la città. E così, nell’anno 1345 venne elaborato il documento Officium infesto Sancti Carli Magni imperatoris et confessionis in base a del materiale attinto da leggende locali che parlano del ruolo dell’imperatore nella costruzione di diversi templi nella provincia e l’accadere di eventi straordinari quando l’imperatore entrò nella città dopo aver cacciato i musulmani. Questo documento era indispensabile, per il nostro vescovo, per portare a termine il suo scopo.
– Cattedrale di Girona
E così, il 29 gennaio del 1345 istituì una festa in onore a San Carlo Magno, con tanto di celebrazione liturgica, lettura di un sermone e solenne processione. Fu introdotto quindi un culto, basato sul fatto, chiaramente una leggenda, che l’imperatore aveva fondato la cattedrale della città dopo aver cacciato i saraceni nel secolo VIII, oltre ad essere stato un paladino e difensore dell’ortodossia cristiana. Carlo Magno fu canonizzato dall’antipapa Pasquale III nel 11651, anche se questa canonizzazione non fu mai riconosciuta dalla Chiesa Ufficiale. Il vescovo Arnau, inoltre, stabilì un nesso tra il culto e venerazione per l’imperatore e le reliquie della passione presenti nella cattedrale, una Spina della Corona e un frammento della Vera Croce. La festa in suo onore, che veniva celebrata ogni 29 gennaio, fu ufficialmente soppressa nel 1483 per decreto papale. Ma nella cattedrale, in un modo o nell’altro, si continuava a celebrare la memoria dell’imperatore attraverso la lettura del sermone in ricordo delle sua gesta. Quando anche questo atto fu proibito (1884) nel 1916 fu fatto rappresentare in una delle nuove vetrate insieme ad altri santi.
Agli inizi dell’VIII secolo la penisola iberica fu invasa dai musulmani ed i principali luoghi di culto furono trasformati in moschee. Nello stesso secolo i franchi iniziarono la conquista dei territori situati nella fascia immediatamente al sud dei Pirenei incorporandoli al regno franco. Girona in particolare fu conquistata dai Franchi nel 785. Ma se secondo la leggenda fu lo stesso Carlo Magno a conquistare questi territori strappandoli ai saraceni, lui personalmente non partecipò a questa conquista, né tanto meno mise mai piede in questa città.
Però Girona è una città che per secoli è stata vincolata all’imperatore a partire da quando venne istituita la festa annuale in suo onore, come accennato prima. E le testimonianze che parlano del passaggio e breve soggiorno dell’imperatore in questa città son ancora molto vive nella memoria e presenti in varie opere d’arte nella cattedrale.
– Torre di Carlo Magno Cattedrale di Girona
Il primitivo tempio che i musulmani trasformarono in moschea, fu di nuovo destinato al culto cristiano. La cattedrale, iniziata nel secolo XI in stile romanico, è attualmente il risultato di diversi interventi, essendo quindi presenti vari stili architettonici. Il campanile romanico, del secolo XI, è anche chiamato torre di Carlo Magno. Racconta la leggenda che in una fredda giornata d’inverno l’imperatore decise di salire sulla torre per contemplare il paesaggio nevicato. Ma nello sporgersi, Gioiosa, la sua famosa spada, cadde dalla torre conficcandosi nella terra al centro del chiostro. La spada non poté essere recuperata perché cominciò a scendere verso il centro della terra e … continua ancora a scendere, e quando arriverà dall’altra parte del globo, la terra si dividerà in due provocando la fine del mondo!!!
– Sedia di Carlo Magno. Cattedrale di Girona
Un altro reperto importantissimo che vuole dimostrare il passaggio di Carlo Magno nella città è la famosa ‘Sedia di Carlo Magno’. E’ larga abbastanza da far poter sedere due persone. Secondo la leggenda era la sedia o il trono usato dall’imperatore nella cattedrale e ha dei poteri speciali. Se si siede una coppia, questa si sposerà entro un anno. Invece se si siede una sola persona, questa non si sposerà mai. Quindi su questa sedia venivano fatti sedere i seminaristi prima della loro ordinazione e così si garantiva che avrebbero mantenuto il celibato. In realtà è un seggio episcopale del secolo XI. Si trova dietro l’altare maggiore della cattedrale, in un luogo elevato raggiungibile salendo una delle due rampe di scale che si trovano ad ambedue i lati dello stesso. E’ in marmo e decorato con diversi bassorilievi con motivi vegetali e con quattro medaglioni che simbolizzano i quattro evangelisti. Nei due lati sono scolpiti degli archi sostenuti da colonne e la parte posteriore dello schienale possiamo vedere un vescovo e due accoliti, aggiunti posteriormente.
Carlo Magno lo troviamo anche rappresentato in una chiave di volta della cattedrale. Un personaggio barbuto, incoronato e circondato da fiordalisi, che sono appunto il simbolo della monarchia francese.
– Statua di Carlo Magno, opera di Jaume Cascalls, sec. XIV. Museo-tesoro della cattedrale di Girona
Nel museo-tesoro della cattedrale l’imperatore è rappresentato in una statua di alabastro dipinto, realizzata da Jaume Cascalls nel XIV secolo, e commissionata dal vescovo Arnau de Montrodon. Il personaggio calpesta animali grotteschi che simbolizzano il male. Questa scultura fino alla fine del XIX secolo era situata in una delle cappelle del tempio, la cappella dei Quattro Santi Martiri, in un altare dedicato a S. Carolus Magnus, dove rimase fino al 1884 (data anche della sospensione della lettura del sermone) quando fu fatta rimuovere per ordine episcopale e fu quindi portata nel museo. Manca la mano destra che probabilmente sosteneva una miniatura della cattedrale.
La cappella dei Quattro Santi Martiri fu fatta costruire a spese dello stesso vescovo Arnau de Montrodon. I quattro santi martiri, patroni della città, furono martirizzati a causa delle persecuzioni di Diocleziano e, secondo la tradizione, le loro reliquie furono fatte portare da Carlo Magno dalla chiesa di Santa Maria alla cattedrale. Ma la cappella che oggi è a loro dedicata fu fatta costruire per iniziativa del vescovo Arnau e pagata da lui stesso. Questi la intitolò a San Carlo Magno, dedicandogli un altare ed una statua. E così riuscì a far condividere il culto dei patroni della città con quello dell’imperatore. Anche la teca dove si conservano le reliquie di questi martiri è della stessa epoca. In questa cappella si trova anche il sepolcro del vescovo e di suo nipote Bertran, anche lui vescovo.
-Teca contenente le reliquie dei Quattro Martiri di Girona. Cappella dei Santi Quattro Martiri. Cattedrale di Girona
Ma perché tanto interesse da parte di questo vescovo di instaurare e promuovere questo culto? Perché era la piattaforma ideale per costruire un programma di esaltazione ideologica e simbolica di questa sede episcopale. Una sorta de strumento propagandistico per consolidare il suo prestigio rispetto ad altri centri religiosi. E particolarmente verso il tentativo della vicina Ampurias di ergersi sede episcopale con la conseguente diminuzione di prestigio e potere di quella gerundense. Cosa che il nostro vescovo riuscì a scongiurare, proprio grazie a che fu capace di dimostrare un vincolo speciale con un personaggio che a quei tempo non solo era stato canonizzato ma che aveva dimostrato di essere un protettore speciale di questa città, liberandola dal giogo musulmano e fondando la sua cattedrale, oltre ad aver portato alla città delle importantissime reliquie cristologiche. E quanto più importante è la sede, altrettanto grande e importante è l’immagine proiettata del suo fautore. Anche la cappella dei Quattro Martiri fu fatta costruire a sua maggiore gloria.
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1.- L’antipapa Pasquale III fu costretto da Federico Barbarossa, però questa canonizzazione non fu mai ratificata dalla Chiesa Ufficiale. Leggi anche l’articolo: Carlo Magno: un santo?
La vestimenta de Cristo (2): La Sagrada Túnica de Argenteuil Puedes leer este artículo en espan͂ol abriendo este enlace
Sacra Tunica di Argenteuil. Ostensione del 1984
Se è vero che tutti gli abiti di Cristo o anche brandelli, sono considerati come una reliquia importantissima, la tunica inconsutile, quella non cucita, che i legionari si giocarono ai dadi perché non potevano dividerla, molto di più. I motivi sono ovvi: è citata nei Vangeli e fa parte della passione di Cristo. Per questo motivo tutti i reperti di tessuto che potevano in un certo senso ricondurre a Cristo volevano essere assimilati alla tunica inconsutile, e non ad un altro capo. La tunica di Treviri, che abbiamo descritto in un precedente articolo veniva e viene, venerata come la tunica inconsutile. Però la sua più grande concorrente, quella di Argeneuil, a differenza di quella di Treviri presenta delle macchie di sangue. Ma cominciamo dal principio. Com’è arrivata la tunica a Argenteuil? Continua a leggere →
Los soberanos coleccionistas de reliquias Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
La smania di collezionare reliquie da parte di molti sovrani occidentali potrebbe essere considerata una specie di emulazione dei sovrani bizantini la cui collezione di reliquie, insieme molti altri tesori, era ben conosciuta. Ma non solo. Collezionare ‘frammenti di santità’, nel caso di un re cristiano era come voler manifestare al mondo intero la sua profonda devozione religiosa e presentarsi come paladino della fede. Inoltre, il possesso di reliquie importanti conferiva uno status di privilegio e un garantirsi una protezione speciale.
El simulacro de la Virgen María: ¿una reliquia? Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Raffaello – Madonna di Foligno – Musei Vaticani
La grande devozione per la Vergine Maria e per le sue reliquie risale al VI secolo e in un certo senso fu Pulcheria (V secolo) ad impulsarla, la religiosissima imperatrice bizantina che cercava di seguire i passi dell’imperatrice Elena, madre di Costantino il Grande e, secondo la tradizione, scopritrice della Vera Croce. Pulcheria fece erigere diversi santuari dedicati alla Vergine e alle sue reliquie. Il tempio più emblematico fu quello di Blanchernae di Costantinopoli. Fu un’attiva ricercatrice di reliquie della Vergine con le quali onorare i templi fatti costruire da lei.
Carlomagno: ¿un santo? Puedes leer este artículo en español, abriendo este enlace Carlo Magno era un grande collezionista di reliquie e ne era molto appassionato fin da bambino. Da adulto portava una collana con pendenti di cristallo contenenti pezzi della vera croce ed il suo famoso ‘talismano’ costituito da due zaffiri che racchiudono pezzi della Vera Croce e una ciocca di capelli della Madonna. Attualmente questo gioiello è custodito nel tesoro della cattedrale di Reims. Però non fu solo una semplice devozione. Quando il suo regno cominciò a ingrandirsi aumentando così anche il suo potere, utilizzò la religione, ed in particolare le reliquie, come elemento di unificazione del suo regno sotto un unico credo, approfittando anche della sua alleanza con la Santa Sede che lo portò prima a conquistare il regno Longobardo, e proclamarsi “Gratia Dei Rex Francorum et Longobardorum” nel 774, e poi Imperatore del Sacro Romano Impero nell’anno 800, essendo coronato dallo stesso papa Leone III. La sua politica era quella di contrastare il potere ed il prestigio di Bisanzio presentandosi come legittimo successore degli imperatori di Occidente. Al culto delle immagini propugnato da Bisanzio rispondeva con quello delle reliquie, che costituivano non l’immagine del santo ma il santo in sé.
Reliquie: ma parliamo solo di religione? Puoi leggere quest’articolo in italiano cliccando qui
La palabra reliquia, del latín ‘reliquiae’, resto, residuo, según el diccionario indica, “parte del cuerpo de un santo, o lo que por haberle tocado es digno de veneración”. El culto a las reliquias, aunque no sea exclusivo de la religión cristiana, encuentra en ésta su máxima expresión. Este culto es una cuestión muy controvertida, incluso en el ámbito de la misma religión. Hay una parte de creyentes que se declara abiertamente a favor y sigue practicándolo, y otra que lo considera como una especie de fetichismo beato que difícilmente podría encontrar lugar en nuestra sociedad, donde todo pasa a través de la lógica y la razón. Quien venera las reliquias es a menudo, tachado de ingenuo o “crédulo”, sobre todo cuando hablamos de las reliquias ‘imposibles’ o ‘fantásticas’, o acusado de atribuir a las reliquias un valor mayor que el mensaje religioso en sí mismo. Sin embargo no se puede negar que para un colectivo muy grande de creyentes, su veneración a veces exagerada, es una parte importante de su fe y expresión de la misma. En cualquier caso, la historia nos enseña que el culto a las reliquias nunca ha hecho distinción entre ricos y pobres, nobles o plebeyos, aunque las motivaciones no necesariamente fueran las mismas.
Deusdona, más famoso ladrón de reliquias de todos los tiempos Puedes leer este artículo en español, abriendo este enlace
I furti di reliquie non sono esclusivi del Medioevo ma trovano in esso la sua massima espressione. Non dimentichiamo che i più importanti luoghi di devozione e pellegrinaggi lo sono grazie ad una reliquia, spesso arrivata in circostanze poco chiare. Per citare solo uno degli esempi più clamorosi, ricorderemo le reliquie di San Marco, trafugate dai veneziani ad Alessandria d’Egitto nel IX secolo.
El Santo Prepucio Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Del prepuzio di Gesú non ne parlano i Vangeli. Solo nel Vangelo di Luca c’è un accenno alla circoncisione, un rito obbligatorio nel seno della religione ebraica: ‘E quando furono compiuti gli otto giorni in capo ai quali Egli doveva essere circonciso, gli fu imposto il nome di Gesù, che gli era stato dato dall’angelo, prima che Egli fosse concepito nel seno.’ (Lc 2,21).
Maggiori dettagli li apprendiamo dall’apocrifo ‘Il Vangelo arabo dell’infanzia’: ‘Giunto il tempo della circoncisione, cioè l’ottavo giorno, per legge il bambino doveva essere circonciso. Lo circoncisero dunque nella grotta; quella vecchia ebrea prese questa membrana, secondo altri invece essa prese il cordone ombelicale, e la mise in una ampolla di vecchio olio di nardo. Aveva un figlio profumiere, e affidandogli quell’ampolla, gli disse: “Guardati dal vendere quest’ampolla di olio di nardo, anche se per essa ti offrissero trecento denari”. Questa è l’ampolla che fu in seguito comprata da Maria, la peccatrice, quella che versò sul capo e sui piedi del signore nostro Gesù Cristo e asciugò poi con i suoi capelli.’
Relicarios fantásticos: El ajedrez de Carlomagno. Puedes leer este artículo en español abriendo este enlace
Chi ha fatto il pellegrinaggio a Santiago de Compostela seguendo il Cammino Francese dall’inizio, saprá che la prima tappa, non appena attraversati i Pirenei è quella che va da Valcarlos a Roncisvalle. Arrivati a Roncisvalle, dimenticandosi per un momento della stanchezza (siamo ancora alla prima tappa!) chi vorrà visitare la Collegiata di Santa Maria del XII-XIII secolo (antico ospedale per pellegrini) ed il suo museo, potrà ammirare lo splendido reliquiario collettivo chiamato la ‘Scacchiera di Carlo Magno’.